Le Serate con i cori
Essere in un teatro ed ascoltare un Coro, magari un Coro Alpino…
Si possono chiudere gli occhi e lasciarsi trasportare fra gli spazi sconfinati delle montagne, accanto ai militari lontani da casa o vicino ad una ragazza che si fa desiderare.
Osservare il pubblico seduto, attentissimo, che segue con palpabile emozione, talvolta con gli occhi lucidi, e che poi applaude con convinzione, è già uno spettacolo nello spettacolo.
I canti popolari hanno la capacità di far sognare non solo con l’armonizzazione ma anche con i testi.
È questo forse il segreto del loro successo che resta immutato negli anni e a cui si deve la nascita di sempre nuove corali, composte da giovani e non più giovani accumunati da questa grande passione canora.
Tutti si aspettano che gli Alpini Cantino: per fortuna non tutti lo fanno altrimenti chissà che cosa sarebbero costrette a sentire le nostre orecchie…
È vero, però, che un certo repertorio è unanimemente riconosciuto come patrimonio alpino, poiché si tratta di cante nate nelle trincee, canzoni popolari rimaneggiate dai soldati e cantate a bassa voce per ingannare il tempo magari durante le pause tra gli assalti all’arma.
I canti degli Alpini sono canzoni che esprimono con molta semplicità alcuni valori quali: le emozioni dell’amore, le delusioni, il dolore per le perdite di persone care, la gioia che accompagna i momenti della vita, le amicizie e anche, purtroppo, la morte di chi ha accettato di compiere con onestà il proprio dovere.
Nei testi dei canti alpini non si odia mai nessuno: neanche il nemico. L’odio è un sentimento lontano da chi percorre le montagne e porta una penna sul cappello. Di questo siamo fieri e se non fosse così non potremmo scrivere il grande libro verde della solidarietà.
Nell’ormai lontano 1982 il Gruppo decise di organizzare una serata dal titolo “NATALE CON GLI ALPINI”, chiamando di volta in volta uno o più Cori capaci di riscuotere larghi consensi. Abbiamo cominciato con il Coro Altipiano di Brugine, che sempre ha risposto ai nostri inviti con grande amicizia. Già l’anno dopo si presentava a Piove il Coro in armi della Brigata Alpina Cadore e le serate sono continuate, per ben diciotto edizioni nonostante qualche anno di assenza.
Il nostro era diventato un appuntamento fisso nel dicembre piovese che, in tempi più vicini, ha dovuto segnare il passo per la concomitanza di altre analoghe iniziative. Ma il discorso di queste serate non era finito per sempre.
Danilo Gelmi e Gianni Salmaso avevano iniziato e continuato la tradizione, con Mario Pegoraro si pensò ad una collocazione alternativa.
Nel 2003, nell’ambito delle cerimonie per il IV Novembre, fu proposto un momento meno ufficiale e nacquero “I CANTI DEI SOLDATI”. L’idea era ed è quella di ricordare degnamente i Caduti non solamente con le cerimonie, le bandiere e le corone ma anche con un qualcosa di diverso che si ispirasse alla vita quotidiana, ai pensieri ed alle nostalgie di chi combatteva.
Il testamento del Capitano, Era una notte che pioveva, Ta-pum, Sul cappello e altre cante simili hanno il potere, se presentate da chi ne è capace, di farci ritornare indietro nel tempo ascoltando con il cuore.
Fonte: Un cammino lungo 70 Anni – Libro sulla storia del gruppo